Le origini della coop “Lupi” si perdono negli albori del Novecento.
Il primo circolo nasce intorno al 1900 con il nome di “Cooperativa vinicola tra operai e impiegati”, con sede nell’attuale edificio di via Taverna 139. La prima testimonianza certa dell’esistenza della cooperativa è l’annuncio della convocazione di un’assemblea datato 25 giugno 1921: la firma del presidente riporta il nome di Carlo Demaldè.
Proprio nel 1921 un gruppo di squadristi penetrò nel quartiere popolare di via Taverna e andò all’assalto della cooperativa, disperdendo i presenti. La cooperativa fu invasa e messa sottosopra.
L’anno successivo, il 19 marzo 1922, durante le celebrazioni per la ricorrenza di San Giuseppe avvenne l’episodio che segnò il futuro della cooperativa.
All’imbrunire i fratelli Mario e Paolo Merli, Ercole Lertua e l’ex tenente Giovanni Mosconi, noti esponenti del partito fascista, aggredirono a bastonate il diciottenne Enrico Mazzocchi che transitava in barriera Taverna per rientrare in casa; al primo accenno di reazione dei suoi compagni, gli squadristi, prima di dileguarsi, spararano con il chiaro intento di uccidere. L’operaio ventisettenne Gaetano Lupi crollò a terra colpito mortalmente al petto, il fratello Giuseppe rimase gravemente ferito.
Diecimila piacentini accompagnarono il feretro del giovane antifascista e in alcune fabbriche gli operai metalmeccanici scesero in sciopero per partecipare al funerale. II17 ottobre 1922 la corte d’Assise di Piacenza mandò assolti dall’accusa di omicidio di Gaetano Lupi, Giovanni Mosconi, Mario Merli ed Ercole Lertua.
Dopo ripetute persecuzioni, una nuova invasione e adddirittura la cancellazione dal registro prefettizio grazie a un pretesto (stessa sorte che toccò a gran parte delle cooperative), la cooperativa rinacque nel Dopoguerra.
A pochi mesi dalla fine del secondo conflitto mondiale, Sante Ceruti, Camillo Caldini, Oreste Cella, Carlo Caldini, Giovanni Gazzola, Giuseppe Calamari, Giovanni Bottazzi, Innocente Buscarini, Carlo Demaldè, Giuseppe Buscarini, davanti al notaio Paolo Demaldè, costiturono una società cooperativa con la denominazione “Circolo cooperativo vinicolo Gaetano Lupi’: Oreste Cella viene nominato presidente e i soci sottoscrissero azioni di 500 lire (dilazionate in quote da 100 lire cadauna) per formare un capitale sociale iniziale di 5000 lire; la sede provvisoria fu stabilita in un negozio situato in via Taverna e preso in affitto.
La brama di libertà, il desiderio di socialità, insieme alla necessità di risolvere i problemi quotidiani fecero ingrossare le fila del circolo, che trova negli operai del vicino Arsenale una forte adesione. I soci aumentarono rapidamente (fino a diverse centinaia): da qui la decisione di acquistare l’immobile di via Taverna 139, già sede del primo circolo.
Alla fine degli anni ‘60 la coop uscì dall’ambito troppo angusto di circolo e, munita delle regolari licenze comunali, diventò locale pubblico, “trattoria” aperta a tutti, senza mai accantonare i valori ispiratori della cooperazione.
L’aver intitolato lo spazio antistante l’entrata “Piazzetta della Libertà” è un doveroso omaggio a tutti coloro che hanno reso possibile l’esistenza della cooperativa e sono morti per la libertà.